RIPRESENTARE IL VOLTO DEL CROCIFISSO
2 Lottiamo per sopravvivere. L’esperienza amara della morte non è l’ultima dell’esistenza. Dio ha assunto la natura umana per poter soffrire. 3 Da quando il Verbo si è addossato la sofferenza non c’è dolore che non meriti il massimo rispetto. Lui è divenuto l’uomo “di tutte le sofferenze”. 4 Abbiamo un’idea troppo sbagliata del dolore. Finché non ne capiamo il valore non comprenderemo che nella Croce il Figlio nella Carne raggiunge il massimo dell’amore. 5 A Dio non sfugge la sofferenza, perché è infinitamente Padre. In Gesù che soffre, è Dio che soffre, ed ogni lacrima assume un valore sconfinato, un significato di redenzione. 6 Configurati al mistero di Cristo, siamo un tutt’uno con Lui. C’è un solo Sacerdozio. Il suo. Il nostro. 7 Il mistero di Gesù rivive intatto in ciascuno di noi. Della nostra persona si serve Cristo, e permette a noi di servirci della sua. Sorpresa inesauribile! 8 Cristo si è identificato a noi perché noi potessimo identificarci a lui. Troppo spesso andiamo in crisi, banalizziamo il nostro Sacerdozio... mentre abbiamo in mano i poteri di Cristo. 9 Solo Dio può generare il Verbo nella carne. Il Sacerdote è ‘genitore’ dell’Eucaristia. Come non sentire Cristo nel nostro essere sacramentalizzato? A meno che non ci sia in noi il peccato... 10 Ricordarsi di essere sacerdoti per sentirci inabitati da Cristo. Lui è con noi, dentro di noi. Riceviamo la capacità generativa dell’Eterno Padre che genera l’Eterno Figlio nella carne. |
.
.
.
padre silvestrelli